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E poi, uscendo dalla metro, i Tears for Fears
Di Carvelli (del 22/06/2006 @ 09:59:29, in diario, linkato 1399 volte)

Metropolitana. Ancora Michele Mari, ancora "Euridice aveva un cane" (il racconto omonimo): bellissimo. Ed ecco di nuovo il passato che ritorna. Ecco, mi dico perché ci leggo tutta la mia infanzia in campagna sulle rive del Fùcino. Ecco mi dico, ancora io negli anni come quando l'altroieri uno spiacevole campanello ha suonato una porta che volevo vedere serrata. Che è stata serrata anni fa e tale deve rimanere. Non aperta a convenienza o ufo. E dici che è finita? E guardi l'oroscopo e chiedi auspici? E disponi le carte sul piano alla ricerca di segni. E non è finita. Mi scrivi da lontano. Dal lontano degli anni senza che io riesca a fare zero del tempo, a ripensarlo nell'oggi. Non ora, almeno. Ma provo. Proverò (c'è un limite invalicabile di tempo al ricordo?). Intanto spunta una formica in viaggio su di me che viaggio in metro e mi ricordo delle blatte (eri appena arrivata a Roma, è la tua immagine di Roma?) addosso al barbone. Spunta una formica a mezz'ora dalla mia uscita da casa, frutto del mio piccolo prato asciutto di una sera di lenzuola calde senza che capiamo da dove arrivano le scampate. Sarà un'ennesima metafora del ricordo? E poi, uscendo dalla metro, i Tears for Fears. Tutto qui.