Il passeggiatore solitario
Di Carvelli (del 26/07/2006 @ 09:31:56, in diario, linkato 1528 volte)
Leggevo Il passeggiatore solitario di Sebald, un libriccino sulla figura di Robert Walser, e sono rimasto colpito da un passo in cui si cita Walter Benjamin sui personaggio dello scrittore svizzero: essi verrebbero "dalla follia, e da nessun'altra parte. Sono figure che hanno la follia alle spalle e perciò restano sempre impregnate di una superficialità così lacerante, così totalmente disumana, così imperturbabile. Se si volesse riassumere in una parola ciò che hanno di gioioso e inquietante, si potrebbe dire: sono tutte risanate". Non so cosa mi colpisce. La dialettica degli opposti, la sottile linea di confine tra due stati (dell'anima), una spiegazione seconda (lì dove c'è una spiegazione prima)? O forse un presentimento realizzato? Quello di guardare all'opera dello scrittore svizzero (con passione, con ammirazione, con gratitudine) come ad una panacea dell'inquietudine (quali altri scrittori alla mia lettura la stessa sorte? Thoreau? Handke del Canto alla durata? Pessoa del Libro dell'inquietudine?). Quello di aver sempre letto la sua opera come la prova di una guarigione, un medicinale ottenuto per veleno, come un siero benefico per il morso di vipera ottenuto dal suo stesso veleno.
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