Un po' come fare la spesa. Biglietti tuoi o non tuoi (chissà perché chi fa la lista della spesa non è così spesso chi va materialmente a farla!) vergati con grafie incerte e non letterarie, illegibili qualche volta. Uno sull'altro prodotti, cose da avere, da comprare, che mancano, che non ci sono più. Che servono, che urgono. In fila. Gli uni sugli altri. Ecco cosa penso quando penso a "fare un elenco" ma non so a quale elenco penso. O non penso ad un elenco particolare ma alla "forma-elenco". All'idea che un campo di desideri/cose da fare/problemi possa essere tradotto in quella forma. Un elenco che non mi riesce facile è quello "delle cose a cui sono disposto a rinunciare". Per cui mi esercito con uno più facile (in fondo è estate, clima da scuole ancora non iniziate o da poco): COSE CHE VORREI. Una fetta di pane di Ceccano/una coppa di fragole di bosco, un libro nuovo, un coltello col manico di legno o d'osso, un gommone o un lettino gonfiabile (ma con un pezzo di mare), un cane da accarezzare, un gatto, un pediluvio, un asino, un pezzo di formaggio morbido, una soma, l'odore di una stalla e del suo fieno, il colore dei cieli di settembre (a mezzanotte, per un minuto), il sole (a mezzanotte), starnutire, bere, il rumore di un braccio nell'acqua, fumare una sigaretta dopo un caffè, essere invisibile o non farmi riconoscere dove mi cercano e io non voglio che mi vedano, avere otto anni, diciannove, piangere per un po', ridere per qualcosa di stupido, un'insalata con la cipolla, il sabato mattina, le torte, milano, torino e belluno (le parole), cancellare un sognoe sostituirlo con la realtà.
|