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Una poesia di Flavio Santi (letta a Fahrenheit)
Di Carvelli (del 05/09/2006 @ 15:32:47, in diario, linkato 1277 volte)
Canto di un'area dismessa

Lavorarono qui, qui penarono
(V. Sereni)

Vedete io non sono bello
(o bella dovrei dire?, non conosco il mio sesso)
ridotto a sterpaglie, ruggine e amianto
un interminabile muro mi copre e mi rapisce
dicevo, io non sono bello
come una chiesa, fiero come un castello
eppure porto l'impronta della vostra vita
sono qua da decenni, mi conoscete
come conoscete vostro padre o vostro figlio,
presenza ormai scontata,
eppure sono una forza del passato
terribile ma inerme
pronta (ecco che divento donna) a tutto.
Adesso sembrate temermi, sì, come
fossi l'ultimo sforzo andato male.

Lo sforzo di quando ero viva
e loro erano vivi e voi lo eravate e
tutto aveva un senso,
il senso. L'unico possibile e immaginabile,
l'unico passabile in una vita senza centro
in una vita di cemento,
di fibre artificiali e inganni industriali
quando bello di una vita moderna e funzionale
mi ergevo alla mia condanna,
e non lo sapevo,
fiero di una fierezza molto anni Cinquanta -
gli anni di Bartali Coppi e Mira Lanza -
e morivo, e non lo sapevo, di
una morte lenta e viscosa.