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L'ultimo viaggio è da soli ed è bianco
Di Carvelli (del 09/10/2006 @ 08:59:09, in diario, linkato 923 volte)
E' come spegnere le candeline.Venti per quasi quarant'anni e c'è un errore - è chiaro. E' come avere un malditesta fisso. E' come essere lì ma voler essere altrove e poi di nuovo voler essere lì che già ci sei. E' come se, tutto sommato, morire ogni due o tre giorni o mesi, due o tre anni, ogni tanto... E' come se, in fin dei conti, morire non fosse poi così male se si rinizia e nulla finisce. E nulla finisce, anche se si guardano bene dall'insegnarcelo, dal ricordarcelo (perché vuoi mettere quante cazzate - sentite, volute, desiderate - in più faremmo, con leggerezza). E' mattina e sono in moto. Attraverso per intero Roma. Sono su via Aurelia Antica - un muro di qua e uno di là - e vado a lavoro. All'improvviso mi trovo davanti un carro funebre nero (ovvio no!) con dentro una bara bianca. Dietro nessuno. Provo a capire le dimensioni del corpo dentro ma da dietro non capisco e mi affianco. Vorrei stendermi per confrontarmi. Che sarà, un metro? Poco più. Sorpasso. Guardo nello specchietto retrovisore. Dietro di me il carro funebre con la bara bianca e dietro nessuno.