La poesia in Parise
Di Carvelli (del 20/10/2006 @ 09:03:38, in diario, linkato 1735 volte)
Trovo in un'introduzione di Silvio Perrella ad un libro di poesie di Goffredo Poesie - come noto più prosatore che poeta (ma è interessante come nota il critico napoletano che la sua opera si inscriva perfettamente tra un apertura e una chiusura in versi) - le seguenti affermazioni da cui riflessioni a seguire. Scrive Perrella (che dell'opera di Parise è forse il più fine esegeta) parlando di un andare verso la poesia di Calvino e Parise: "Quando parlo d'attenzione nei confronti della poesia, non parlo di una diretta attenzione tecnica, ma piuttosto di un'analogia con i suoi processi compositivi. E soprattutto di un tentativo di eguagliarne la forza sintetica". Perrella si riferisce in modo particolare al Calvino de LE CITTA' INVISIBILI e al Parise del primi SILLABARIO. Continua: "Una via di sopravvivenza al repentino mutamento del mondo eall'altrettanto repentino mutamento della letteratura, in una pratica dello scrivere che tenesse di vista, più di quanto non si fosse fatto prima, il mondo espressivo e formale della poesia". L'idea dell'adesione non tecnica ma di affinità assonante e climatica al verso in prosa, specie nell'esemplificazione così particolare e dissimile (dissimulata) delle operse scelte mi sembra particolarmente interessante e foriera di altre attualizzazioni, considerazioni sul presente e autori del presente.
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