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Rien va l'amore
Di Carvelli (del 31/10/2006 @ 10:02:05, in diario, linkato 1506 volte)
"Gli è se mai che ne andrebbe della sua dignità, non mica di uomo ma di giocatore; gli è soprattutto, forse, che verrebbe a mancargli la chance sovrana e più imperiosa, la perdita". Così scrive(va) Tommaso Landolfi in Rien va, una disamina sul gioco e non solo. Anche sulla paternità, la maternità, il concetto di democrazia. Un diario sulla linea dell'esistente. Un pensiero scomodo sulla linea d'ombra del male. Questa frase del giocatore votato alla perdita per definizione  (o per conferma) mi ha fatto pensare agli amatori, alle amatrici. A chi persegue la strada dell'amore con ricadute continue, non per forza con fissità ma con insistenza sì. la verifica è anche lì la perdita, l'abbandono, il tradimento. Come una pace. Un riappianamento. Una prova. Ma alla fine "Di vero non v'è se non che lo spirito giace eternamente in catene, poco importa da chi forgiate". (ancora Landolfi) A chi rompere le catene? E' come dire che se non c'è l'avvertimento dell'eterno, dell'assoluto, della vita, a rompere le catene (all'impressione di romperle) vada dato il joystick. E forse anche all'amore. E sempre e comunque (al massimo di queste due esperienze) alla perdita. L'impressione di una libertà.