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Il coefficiente di fantasia
Di Carvelli (del 03/11/2006 @ 08:53:23, in diario, linkato 930 volte)
Nessun essere umano ha bisogno di un troppo alto coefficiente di fantasia sulla realtà. Questa dovrebbe essere la premessa per farsi spazio nelle ossessioni, nel parallelismo di una vita diversa da quella che viviamo. Un tempo fotoromanzo e cinematografo erano due parole che evocavano questi mondi dell'ulteriore e del diverso. Dell'oltre. Ed è strano pensare che grandi film che abbiamo amato e studiato come quadri siano stati il pretesto di fantasie ad occhi aperti. Così pure i libri. Ma fin dove questa fruizione è corretta? Quando un libro può essere un medicinale o un alteratore di coscienza? Questo naturalmente gli scrittori lo ignorano. E i registi anche. Forse ne dovrebbero avere coscienza? Forse tra le domande-premessa della scrittura ci dovrebbe essere questo vaticinio (questa immaginazione) delle implicazioni dell'opera?