Mi scrivi che la distanza ti ha curato. Che ora una città ti rende felice e libera e io continuo a pensare alle tue parole. Cosa ci cura? (mi domando) L'aria di un'altra città? Essere altrove? Rifugiarsi dove nessuno ci può trovare (proprio nel momento in cui ci inseguono tutti)? Ecco perché bisogna volere bene ai luoghi. Ecco perché bisogna avere cura delle case. Una casa, una città non sono solo un ricovero ma sono spesso una salvezza e i loro sacerdoti sono le guide, gli intermediari di questi santuari. Non esistono proprietari. Non delle case. Non delle città. I luoghi possono solo essere officiati, comunicati, messi in circolo, attraversati. Nessuno ne è detentore. E persino le case non sono altro che templi aperti ad un pubblico piccolo. Che qualche volta siamo stati noi quando ne avevamo bisogno.
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