La mia casa (di Primo Levi)
Di Carvelli (del 17/11/2006 @ 09:01:25, in diario, linkato 2045 volte)
Forse non è neppure mio. E infatti ad annotarlo c'è una scrittura altra. Di chi, non so dire. Il libro L'altrui mestiere (Einaudi) è di Primo Levi che non è uno scrittore mio. L'ho letto tardi e, ovviamente (ma come faccio a saperlo?!), non mi ha fatto quell'effetto che deve fare sui banchi di scuola, all'età delle cartelle e delle merende. L'altrui mestiere è il titolo della raccolta di scritti e il primo è La mia casa che così mi fa riprendere il discorso di ieri. Inizia così: "Abito da sempre (con volontarie interruzioni) nella casa in cui sono nato: il mio modo di abitare non è stato quindi oggetto di una scelta". Poi: "la mia casa si caratterizza per la sua assenza di caratterizzazione". Ed è questo un tema con cui già mi sono confrontato in Kamasutra in Smart e anche fuori). Levi parla di Torino e di una casa da cui ma si è spostato. Non ci sarà di sicuro un giusto e uno sbagliato dell'abitare e c'è di sicuro una gamma di sfumature e di scelte tra un luogo e un altro. Il pezzo di Levi si conclude così: "Abito a casa mia come abito all'interno della mia pelle: so di pelli più belle, più ampie, più resistenti, più pittoresche, ma mi semrbrerebbe innaturale cambiarle con la mia".
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