Altman e il Novecento
Di Carvelli (del 22/11/2006 @ 09:25:12, in diario, linkato 1378 volte)
Alla morte di Robert Altman mi viene in mente il suo ultimo bel film. Un film che rischia di rimanere un testamento della sua opera. Cerco tracce dellla sua fine nei ricordi di quelle immagini che mi piacevano e mi stavano distanti di un passo. E la morte c'era anche senza doverla cercare col lumino dell'equilibrismo critico o sensoriale. La morte era lì e girava per le quinte del teatro di Radio America. Era una morte dolce e un po' beffarda ma alla somma affascinante. Seducente. Forse è il modo migliore per andarsene. Insieme a Novecento di Paolo Conte e al suo tempo.
Dicono che quei cieli siano adatti al cavalli e che le strade siano polvere di palcoscenico Dicono che nelle case donne pallide sopra la vecchia «Singer» cuciano gli spolverini di percalle, abiti che contro il vento stiano tesi e tutto il resto siano balle, vecchio lavoro da cinesi… eh… eh… Dicono che quella vecchia canzoncina dell’ottocento fa sorridere in un dolce sogno certe bambole tutte trafitte da una freccia indiana, ricordi del secolo prima, roba di un’epoca lontana, epoca intravista nel bagliore bianco che spara il lampo di magnesio sul rosso folle del manganesio.. eh… eh… Indacato era il silenzio e il Grande Spirito, che rellentava la brina, scacciava i corvi dalla collina… come una vecchia cuoca in una cucina sgrida i fantasmi del buongustai in una lenta cantilena… Lasciamo stare, lasciamo perdere, lasciamo andare non lo sappiamo dov’eravamo in quel mattino da vedere… eh… eh… Dov’eravamo mai in quel mattino quando correva il novecento le grandi gare di mocassino… lassù, sui palcoscenico pleistocenico, sull’altopiano preistorico prima vulcanico e poi galvanico… dicono che sia tutta una vaniglia, una grande battaglia, una forte meraviglia… eh… eh… Galvanizzato il vento spalancava tutti i garages e liberava grossi motori entusiamati… la paglia volteggiava nell’aria gialla più su del regno delle aquile dove l’aereo scintilla… l’aereo scintillava come gli occhi del ragazzi che, randagi, lo guardavano tra i rami del ciliegi… eh…eh…
|