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Poesie di Annalisa Manstretta
Di Carvelli (del 18/01/2007 @ 15:20:47, in diario, linkato 3764 volte)

 

E' sempre un mistero quando  una parola - non il suo solo suono - riesce a portarsi appresso la semplicità e l'assolutezza del suo senso e insieme (semplicità e assolutezza) concorrono a definire un universo personale che è pure universale. Succede così che le cose solo presentandosi (dicendo il loro nome, la parola appunto) riescono a far esplodere un senso compiuto, definitivo ma vivo. Come in questi versi di Annalisa Manstretta.

 

Mi hanno vissuto a lungo
nelle zone più alte della mente
popolazioni di montagna
chiuse in masi, stringendosi tra loro.
Portavano la grande sciarpa dell'inverno
la loro opportuna cornice
la mia dolcezza di gelo.
Venivano senza contratto
ne richiamavano altri.
Mute le mie campagne
ammiravano quella sopravvivenza difficile.
E tu guardi la tua lenta bonifica
cadendo le loro case vuote.
 
**
 
Non ho potuto venire da te.
Sto su piastrelle ordinate
su una sedia chiara,
la stagione distesa ed ampia
mi manda un benessere di cieli
un po' di fiato nel cortile senza voce.
Talvolta in questa luce escono
le mamme senza testa, s'affacciano.
I loro piccoli sono tranquilli
seppelliti sotto laghi allungati
o monti, non le vedono.
Tornano in casa
gonfiano i cuscini dei divani
preparano la cena ai bambini.
 
**
Come sono diverse le notti
Ogni posto ha la sua.
Questa è quella che scende nelle case
dove il buio ha la forma di un cubo
di stanze con la porta chiusa.
E’ quella dove il mondo si divide in due:
le cose impalpabili come l’aria e i pensieri
che abbracciano tutto
e poi le pareti, l’armadio, il letto, la lampada
che non ci sono più, ma lasciano lì sagome
come crisalidi rigide e dure.
Aria immobile con dentro gli ingombri delle cose
E anch’io, tutta compatta e solida,
mi avvicino al regno minerale,
al cemento, all’argilla, al gesso silenzioso
che stanno attorno a me, dentro i muri.
 
**
 
Adesso sono un sentiero di terra battuta
Sperduto in alta montagna
Dove, in questa stagione,
è già caduta un po’ di neve,
e non a un’ora qualunque della giornata
ma un’ora prima dell’alba
nel grande freddo prima del sole
nel grande buio
senza l’aiuto dello sguardo
che fonda le sue colonie nei paesaggi più inospitali.
Nessuno che vede, nessuno che cammina.
 
E in fretta la mia mente
Si è messa a disegnare l’immagine di una casa.
 

Da: La dolce manodopera, di Annalisa Manstretta - Moretti&Vitali, 2006