Lì c'era una famiglia e c'era l'oggi. Qui la guerra. Lì opulenza qui povertà. Lì problemi familiari qui sopravvivenza. Qui un parlare aulico, altisonante a volte ridondante, lì una scrittura più pulita, di scuola. Qui c'è un procedere per campi lunghi e quadri, lì c'era quasi una trattazione per personaggio. Qui un'orditura corale e visiva, lì un'introspezione nelle dinamiche familiari. Lì aerei qui auto a malapena. Spesso tra un libro e un altro si scava un fossato di tempo, una voragine che è difficile riempire o attraversare. Ci vorrebbero dei ponti. Ci vorrebbero liane. E invece c'è un grande vuoto e la vertigine di chi si sporge. Un tempo si diceva "propedeutico" ma quello era per un sapere a matrioske. Esisterà una parola per questi salti nel tempo? E un correttivo per le vertigini?
|