Sparare su Sanremo, sulle canzoni sui conduttori. E' uno sport salutare? Trovare giustificazioni al dispendio di denaro, alle scelte di gusto (per giustificare il profluvio di denaro in parte pubblico). Alle canzoni. Ai presentatori. Ai fiori e ai non fiori. Comunque un esercizio di tiro. Defatigante e anti-stress. Delle canzoni. Dei testi. Ieri ho visto ma poco. Sono rimasto a pensare alle difficili alchimie dei caratteri (per esempio Baudo e la Hunziker), quelle più facili e fortunate (Ficarra e Picone), la bella canzone e interpretazione di Sara Galimberti e il fatto di giocarsi tutto in una manciata di minuti, presente e futuro. A pensare a come un paroliere possa rimanere lui più di altri bruciato dal tempo anche se ha scritto le più belle canzoni della storia della musica. A quanto in due o tre minuti si debba concentrare l'essenziale. Come in poesia ma con in più l'aggravante (difficile) della semplicità. Essere il miglior conduttore possibile di emozione, come un materiale studiato eppure naturale. Natura portata a raffinazione. E anche qui il gioco terribile dell'alchimia: far sposare il senso condensato alla musica.
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