Gli editor, le case editrici (Vasta intervista Gallo da nazione indiana)
Di Carvelli (del 20/04/2007 @ 09:46:32, in diario, linkato 1969 volte)
Le case editrici sono aziende, lavorano a scopo di lucro (o quanto meno non possono essere in perdita). Questo è allo stesso tempo un dato di fatto, un vincolo e uno stimolo. Misurarsi col mercato non significa esserne sopraffatti. Ogni casa editrice compone nel proprio catalogo una partitura complessa e articolata, che comprende libri commerciali e libri invendibili, scommesse sbagliate e bellissime sorprese, opere più o meno felici, commerciali, stravaganti, letterarie, interessanti, effimere o eterne. La verità non sta mai negli estremi (le 500.000 copie o le 500, le memorie della spogliarellista o l’edizione critica in sette volumi di un manoscritto in sanscrito…): per capire la qualità del lavoro bisogna interrogare l’intera produzione, vedere come si muove nei tempi lunghi. Lo ribadisco, non penso che spetti all’editor o all’editore commentare o difendere il proprio operato: è sotto gli occhi di tutti, esposto quotidianamente ai critici, ai lettori, ai recensori, agli aspiranti scrittori, agli storici della letteratura, ai comodini, agli scaffali, ai cassonetti della carta di recupero.
Così Paola Gallo, editor della narrativa italiana in Einaudi. Qui fa un piccolo ritratto del profilo di una casa editrice dal punto di vista dei suoi titoli che è cosa che merita davvero riflessione ma è ancora più interessante e forse più fragrante (nella prospettiva di un editor di una grande casa editrice) il resoconto del rapporto scrittore vs editor. Leggi tutta l'intervista qui.
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