Sto leggendo Mavis Gallant "Varietà di esilio". Penso a cosa mi piace e mi viene l'idea di questo sguardo un po' freddo e non compromesso che sta bene alla voce e agli occhi di una signora. Quella nitida osservazione senza concessioni alla dolcezza che fa di una donna del secolo passato una specie di maestra di cerimonia del vivere. Non del saper vivere. Del vivere. Perché vivere non si può saperlo.
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