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Kamasutra in Smart (una recensione invernale)
Di Carvelli (del 22/08/2007 @ 10:50:46, in diario, linkato 928 volte)

E' una recensione mai uscita (non pensata per la stampa, che il libro poi in definitiva di stampa ne ebbe a suo tempo pochissima). Quella scritta anni fa da una lettrice e mandata per mail. Per me. Senza scopo pubblicazione. L'avevo messa da parte per l'inverno. E oggi che è inverno (parafrasando Agosto dei Perturbazione) e l'ho ritrovata e visto che i tempi non sono più sospetti e il libro ha le sue buone ragnatele ecco che ve la propino con il placet dell'autrice (grazie) e buona notte.

La prima cosa che mi viene voglia di mettere insieme è semplicemente questo: mi piacerebbe a volte poter parlare con le parole di Luna, poche perentorie, e soprattutto chiare, non allusive, specchio apparente di un mondo altrettanto poco e perentorio, solido e dai contorni volutamente nitidi, come il suo giovane corpo. Con parole che sono un approdo sicuro e non una partenza per un viaggio possibile.
Poi vengono tutte le altre cose del tuo libro, le considerazioni, il piacere di averlo in mano, piccolo nelle mie mani piccole, di leggerlo, il gusto per le affinità.
Di solito mi piace un libro quando la sua lingua mi convince. Quando come racconta riesce ad accostarmi a quello che racconta. E tu di lingue ne hai usate almeno tre. Apparentemente distanti, ma che si concedono scambi. Mi piace e mi convince l’essenza spaziale che hai attribuito ai capitoli introducendoli con nel quale…, luoghi in cui qualcosa accade secondo l’indicazione che ha i modi di narrazioni assai lontane nel tempo, una sorta di massima che concentra quello che il racconto dopo svela e a volte svia: questo accesso dal sapore settecentesco che introduce il lettore nel racconto. E sei tu che lo chiami così nel frontespizio, però a me non sembra che il tuo scritto esaurisca la sua natura nel modello del racconto, perché si forma e procede nei modi di un romanzo. Un romanzo di ri - formazione? E mi piace l’altro corto circuito. Ai capitoli nei quali…in realtà non concedi subito l’accesso, c’è prima (o meglio sopra) quel divagare leggero, quel riportare (sono proprio citazioni? immagino di sì) l’antilingua del mondo lucente e perfetto, piccolissimo e senza sbavature, ecologico, tecnologico e dall’alto, orgogliosamente individualista: il mondo del parlare intorno alla smart; un mondo che forse già ci sta intorno e che forse accontenta qualcuno. E ancora più sotto nella pagina comincia la tua storia. Ed è proprio un romanzo breve: i personaggi , i luoghi, la vicenda, le riflessioni, l’evolversi della storia e del protagonista, il finale. Il tuo protagonista senza nome, e in effetti il nome Luna basta per tutti, mi piace. Si descrive per come crede di essere ormai definitivamente a quarantacinque anni, ma mostra in controluce quello che potrà essere e che sarà.
Mi sto dilungando.
Mi piacciono i due mondi, diversi?,   che si ritrovano nel luogo eletto della storia, nella smart che anche se è solo la metà avanti, che anche se da lì non si può scappare e non ci si può perdere, sembra meno angusta della casa di lui, del suo ambiente di lavoro, della sua parentela; e lì si accoppiano loro e i mondi che hai costruito per loro, nel vuoto dei pensieri e nel tutto pieno della carne, degli umori, del caldo, del vapore, dei respiri affannati, del cuore in tumulto.
Mi piacciono le sicurezze su cui si appoggia il piccolo mondo che Luna si è ritagliato escludendo tutto ciò che non vuole conoscere e al quale non vuole pensare, e il protagonista che invece dice “Sono io che non amo definire, che preferisco l’incerto per il certo, l’ombroso per il sicuro.”  
Mi piacciono i piccoli scarti della lingua, quando procede lineare e ti sorprende un po’.
Mi piace il sogno realizzato di un incontro di sesso senza preamboli, senza precedenti confidenze. E mi riguarda la possibilità di parlare con le parole del desiderio e del piacere del corpo, giocando a carte scoperte, senza reticenze. Quante volte vorrei poterlo fare, anche solo per sondare un campo della lingua che molte persone, e ho l’impressione soprattutto le donne, non attraversano quasi mai.
E poi il finale in cui mi sono io sentita camminare piano e distratta. Ma adesso sono stanca e temo di stancare anche te.

Buona notte