Parlano di titoli di Borsa come di atleti
Parlano di titoli di Borsa come di atleti. Sono le 6e30 e io mi sono svegliato calando tramortito dal soppalco. Ho acceso il computer e messo su il caffè. Ho un'ora e mezza o due per scrivere prima di andare a lavoro. Ascolto il radiogiornale del mattino, le rassegne-stampa, un po' di musica (dal momento che inizio a lavorare). Dallo stereo la voce milanese dell'analista-giornalista "il titolo sta facendo bene...nel brevissimo...nel lungo...una buona prestazione...delle buone performance". Ho sonno (ancora non esce il caffè), parlano di "nuove energie" e io capisco "X ha detto di puntare sui carboni ardenti". Dopo un po' sento che qualcuno, non capisco chi (un ministro?) è andato con un jet di Stato a vedere la F1 a Monza, mi sembra di capire che lo abbia fatto "per far felice il figlio" e penso che davvero siamo un Paese che ha molto a cuore la famiglia. Ma ho sonno, troppo sonno e penso che i radiogiornali andrebbero sentiti da svegli e non da affamati davanti ad un piatto di carbonara ma chiusi una stanza insonorizzata. Ognuno da solo. Ognuno chiuso là dentro. Per esercitare il nostro spirito critico e talvolta un po' di sano ribrezzo e indignazione. Un medico vicino che ci prelevi il sangue e veda quanto i nostri valori mutino a seconda delle news.
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