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Il vento fa il suo giro
Di Carvelli (del 17/09/2007 @ 10:15:56, in diario, linkato 752 volte)

Perché è sabato, perché mi piace andarci solo (anche se non si è mai soli e certe volte è bello sentire che altri come te stanno facendo questa stessa esperienza collettiva della visione), perché mi piace il Labirinto (un piccolo e prezioso cinema di Roma a cui devo molto della mia formazione cinefila)...per tutti questi motivi sono contento di aver visto Il vento fa il suo giro. Per il film anche, ma in parte. Ma voglio parlare poco del film (che pure è un bel film, piccolo ma coraggioso) (due difetti: un'eccessiva lunghezza e qualche bozzetto... tipo il matto del paese) che mi ha fatto pensare alla filmografia di Anghelopoulos  anche quella determinata da un rapporto estenuato col tempo (che appare nel greco una misura poetica però anche se rende i film un po' gravi). Vorrei parlare del piccolo: i piccoli cinema, i film italiani, gli esordi, gli attori alle prime armi o gli aspiranti, chi studia, chi ancora non ha vissuto abbastanza. Ma, in realtà, vorrei parlare del cinema italiano e di chi non va a vederlo rimproverandogli la stessa piccolezza e determinando a priori una noia, un dissenso. Per me andare a vedere un film italiano (uscendone deluso o contento...non sorpreso o confermato) è come andare a vedere se mi si sono seccati i fiori anche se lo so che quelli non sono i fiori miei e a dargli l'acqua non sono io. E poi certe volte penso, purtroppo...ma è un pensiero mio). Forse è come andare a votare. Un consenso o un dissenso giusto ma sono giorni in cui approfondire qui è affossare lì (vedi Grillo e antiGrillo).  Giorni in cui si ripensa alla radicalità del dissenso, all'impossibilità del contesto (qui si potrebbe parlare della distribuzione), alla necessità della non-negoziazione. Ma ora il discorso si allarga mentre il vento fa il suo giro e tutto ritorna.