A Fulvia Bardelli
Di Carvelli (del 31/10/2007 @ 17:16:31, in diario, linkato 1871 volte)
Anche magari per ricordare Genova in un modo migliore e anche perché ho finito una quasidefinitiva stesura di una cosa nuova che nasce da un impulso suo che voglio ricordare una persona a me cara. Fulvia Bardelli. Il nucleo centrale di quello che oggi ho finito di lavorare è una cosa che lei lesse (e che poi uscì in rivista) ben dieci, quindici? anni or sono. Da allora ho continuato a mettere mani a quel corpus di cose famigliari che oggi è più gonfio e tumefatto, più vissuto e sofferto. Fulvia fu una delle persone che mi incoraggio di più alla scrittura. Lesse quel racconto (ma per me era già - nelle intenzioni - il capitolo di qualcosa di più ampio) e mi chiese di leggere altro. Poi ci conoscemmo e più di qualche volta ci siamo visti. Alla fine - non mancavo mai passando per Genova per varie situazioni di cercarla - ci saremmo incontrati quasi cinque volte. Una volta anche a Roma quando lavorava per il Teatro Modena ed era in trasferta. Due cose non voglio dimenticare - la seconda è l'incoraggiamento che ho detto - la prima è il pranzo in un baretto di Sampierdarena. Forse quaranta minuti forse meno. Lì, per l'ultima volta, per la prima volta, conoscevo tutta la sua vita come se fosse un testamento, il rantolo di una disperazione che dovevo mandare a memoria come fossi una spia che dopo deve distruggere le prove e conservare a mente una lezione che forse gli salverà la vita al momento opportuno. Forse non è ancora oggi - oggi che ho finito di scrivere da quel racconto un romanzo breve - ma sentivo di ricordarla così. Oggi. Fulvia Bardelli.
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