Annalisa Manstretta (La dolce manodopera)
Fanno come le persone i libri. Capisci che magari ti rimarranno vicini negli anni, per anni. Ti separerai da loro come da una persona ma ti ricorderai di quella copertina, del luogo in cui l'hai comprato, di tutte le occasioni che lo hanno anticipato, preceduto. Ti sembrerà un grande fiocco che hai srotolato nel tempo. Con gesti piccoli: timidi, accorti o imbarazzati. Penso a tutto questo mentre ho nelle mani il libro di Annalisa Manstretta "La dolce manodopera" (Moretti&Vitali). Mi chiedo se ricorderò tutti gli anticipi di questo gesto. Se dalla mia vita sparirà questa voce e - se nulla sparisce - in quale zona si anniderà. Penso ai sogni che faccio e che sono tanti e che sono lì e che me li ricordo sempre di più. A questi giorni. E all'altra mattina che ho finito di portare al pascolo le mucche facendo scender loro un pendìo ripidissimo, un fiume che guadavano e io che dall'alto della montagna facevo un gesto solo ed era tutto lì. In quell'intenzione, il mio essere capomandria. E dopo mi sono svegliato e non ero stanco. (Fin qui io. Da qui la Manstretta).
La gente contadina ama le cose familiari fa piani a lungo termine non segue i sentieri polverosi dei nomadi pensa per generazioni. Tu sei stato lontano in un'altra lingua per anni e voli via con l'aeroplano mentre sto seduta a leggere in cucina. Sorridi, però, e negli occhi si vedono rimesse accoglienti per attrezzi e bestiame.
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