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Tess di Raymond
Di Carvelli (del 14/07/2008 @ 16:24:52, in diario, linkato 728 volte)

Un'intervista a la Repubblica di qualche settimana fa (ricevo e pubblico...questa risposta in particolare che ho riletto più e più volte). La Gallagher racconta la sua vita con Carver (in questo caso è un editor in casa quello di cui si dice, un editing-vita):

«A Ray piaceva svegliarsi presto, verso le 7. Si preparava il caffè, cucinava la colazione, il suo pasto preferito, lavorava un' oretta e mi aspettava, visto che a me invece piace prendere le cose con calma. Facevamo un' altra colazione insieme, discutevamo della giornata. E se avevo fatto qualche sogno voleva che glielo raccontassi, perché lui non sognava quasi mai. Dopo colazione, riprendeva a scrivere e spariva. Quando lavorava alla prima stesura di un racconto, ci dava davvero dentro. Però se era in fase di revisione, mi chiedeva di dare un' occhiata e mi chiedeva un parere. Se c' era un problema andavamo a cercare la soluzione con una passeggiata al fiume. Di solito, la parte più difficile era il finale perché si doveva trovare un opportuno punto fermo a tutto quanto era stato messo in moto. Io potevo solo indicargli le forze in azione nella storia e che pressioni esercitavano sui personaggi principali. La cosa lo aiutava molto perché gli dava un punto di vista esterno, una specie di visione dall' alto. Se non dovevamo scrivere, nel pomeriggio andavamo a pesca di salmoni nello stretto di Juan de Fuca, Dovunque fosse, Ray doveva sempre mangiare alle cinque del pomeriggio perché aveva un calo di zuccheri ed entrava subito in ansia. E' strano ma anche a distanza di vent' anni a quell' ora penso sempre a lui. Penso: Ray avrà fame. Una delle nostre regole era che dopo le sei smettevano di parlare di «affari», cioè di cose riguardanti l' insegnamento, l' organizzazione di viaggi, i rapporti con editori. Ci raccontavamo aneddoti, scambiavamo pettegolezzi su parenti e amici, guardavamo un film o un programma d' informazione. Leggevamo, a volte l' uno all' altro. Per lo più io leggevo poesie a Ray. Alle dieci di sera, lui staccava il telefono, non gli piaceva ricevere telefonate di vecchi amici che a quell' ora avevano bevuto un po' troppo. Andavamo a letto presto. Non so se reso un' idea, alla fine ci divertivamo molto insieme. Sembrava sempre che ognuno di noi sapesse esattamente che cosa avrebbe fatto sorridere l' altro».