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A proposito (del sesso e delle sue non sempre felici manifestazioni)
Di Carvelli (del 21/07/2008 @ 11:38:46, in diario, linkato 949 volte)

Di blog. Mi piace leggere questo www.internazionale.it/interblog/?blogid=23 di Internazionale di cui è autore Claudio Rossi Marcelli. Ve ne linko uno (sotto). A proposito di Internazionale invece non manco mai di leggere ogni settimana la piccola striscia di Gipi. Questa settimana era dedicata ai tassinari, alla violenza sulle donne quella sollevata dal rango di violenza sotto la specie più autocompiaciuta del machismo o della virilità che dir si voglia. Insomma ecco che vi invito a riflettere di quanto male ci costa la nostra scelta sessuale e di quanto bene potrebbe, invece, portarci se riuscissimo a domarla. Di seguto il post di CRM.

 

Né gay né ebrey
La competizione per fare il testimone di nozze per una cara amica può essere un gioco molto, molto pericoloso.

Quando ha annunciato che si sarebbe sposata in chiesa, noi abbiamo tutti storto il naso. La mia amica G è atea, anticlericale e di discendenza ebraica. Ed è stata per anni una grande frequentatrice della zona bestemmia.

Ma poi ci ha spiegato che lei e il suo futuro marito amano molto l'aspetto estetico e tradizionale del matrimonio cattolico: il vestito bianco, il bouquet, lo scambio delle fedi. Insomma, l'amica G ci ha fatto sapere che si sposa in chiesa un po' per lo stesso motivo per cui lo fa un numero sempre crescente di giapponesi: perché è tutto così carino!

Tranquillizzati da questa concezione pagana delle nozze, ci siamo buttati tutti a capofitto nei preparativi e, a oltre un anno di distanza dall'evento, già passiamo delle ore a discutere dei minimi dettagli.

Ieri c'è stata una delle discussioni più infuocate: la scelta dei testimoni. L'amica G ha scelto di averne solo due (eliminando la triste usanza di averne tre, quattro, cinque di cui però solo due "firmatari" con un ruolo istituzionale). Scelta sobria e giusta. Ma chi saranno questi due?

Il primo è suo fratello: un mio amico carissimo con cui recentemente avevo litigato a morte su Facebook e con cui, ho il piacere di annunciarvi, ieri ho fatto pace in modo, molto affettuoso. Per il secondo posto è chiaro a tutti che i principali contendenti siamo io e la migliore amica di G.

Ma c'è un problemino. Anzi due: io sono un gay con prole e l'altra ragazza è un'ebrea che di recente si è trasferita a Tel Aviv per essere ancora più ebrea. Due persone che la chiesa non farebbe i salti di gioia ad avere davanti all'altare e soprattutto due persone che non sarebbero così contente di firmare un documento dove dichiarano di essere cristiani cattolici, di non convivere, di non usare contraccettivi e, implicitamente, di non essere né gay né ebrei.

Che serva firmare il documento, però, è tutto da vedere. Di certo lo fanno firmare ai padrini/madrine di battesimo (me lo ha raccontato tra le lacrime un'altra amica che, appena mollata dal suo convivente, ha dovuto anche firmare una dichiarazione di NON essere convivente). Ma il testimone di nozze penso che sia una figura del diritto civile: tipo il tizio in fila dietro a te che ti fa da testimone per la carta d'identità.

E poi c'è la questione sacramenti. Bisogna essere battezzati/comunionati/cresimati per poter fare da testimone? Questo giocherebbe a mio favore perché io, al contrario della mia rivale di Tel Aviv, sono cresimato. Eh sì, lo so, un brutto scherzo del destino (o un brutto scherzo di mia madre, per essere più precisi), ma è così.

Comunque, stretta tra tutte questi dubbi e difficoltà, che nessun forum di matrimoni e future spose è riuscito a risolvere definitivamente, l'amica G ha cominciato a pensare di scendere al gradino di candidati sottostante. Dopo il gay e l'ebrea, ci sono a parimerito le tre amiche dell'università. Tutte e tre cristiane, tutte e tre rispettabili, tutte e tre presentabili. Appunto, tutte e tre: come fare a sceglierne una senza che le altre due rompano l'amicizia in preda allo sdegno e alla delusione?

A quel punto sono cominciati a uscire i nomi più assurdi come candidati testimoni: l'amica del liceo che G non vede più da anni, la cugina a cui non ha quasi mai rivolto parola, il figlio della portiera a cui era così affezionata.

Insomma, il caos più totale. Per facilitare le cose, allora, io ho fatto un nobile passo indietro: "Cara G, io spero che i testimoni possano essere anche di altre religioni e quindi ritiro la mia candidatura e endorso la mia rivale (Yes, we can!). Ma a una condizione: che le mie figlie possano essere le mini damigelle che precedono la sposa spargendo petali di rosa".

Un atto di profonda umiltà che apparentemente mi avvicina alla chiesa delle origini, ma che invece avrà l'effetto di rimettere me e la mia famiglia al centro della funzione. Perché lo sanno tutti che i testimoni non se li fila nessuno, mentre i paggetti sono i veri attori non protagonisti di un matrimonio.