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Una notte e un giorno
Di Carvelli (del 22/07/2009 @ 10:43:00, in diario, linkato 685 volte)
Nel suo racconto è successo qualcosa e se ne è accorto solo ora come quando ti torna in mente un sogno. All'improvviso. L'improvviso è il 31 dicembre. L'ultimo, quello scorso. Provava a telefonare a vuoto a un numero. Non era in Italia. Non riusciva a prendere la linea. Chiamava anche ogni tre secondi e nulla. Tipo 30 telefonate. Adesso, mi ha detto, so che non chiamavo il numero giusto. So che chiamavo altro. Non un telefono. Non una persona. Chiamavo me. Invitavo me ad altro. Non so come spiegartelo bene. Sono cose che non sai come dire queste. Poi c'erano stati i botti. Ci sono ovunque i botti la notte del 31 dicembre. Anche dall'altra parte del mondo. A quel numero apparentemente chiamato a vuoto in realtà aveva risposto qualcun altro. Senza saperlo. Dopo era stato ad una funzione - non capisco bene ma una cosa importante - ed è lì che è cambiato tutto. Da questo momento il racconto si fa confuso. Da adesso non so più trascrivere quello che mi dice il mio amico. Nel racconto qualcosa torna e qualcosa no. Siccome sono uno che non mette mai in ridicolo gli altri e tende naturalemnte a fidarsi credo per definizione alla definizione di questa nuova vita a cui solo ora riesce a dare un inizio. Ecco, mi dico, serve sempre un inizio. Per raccontare una storia. Per riprendere una vita. Che hai perso.