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Vi espongo i fatti (7)
Di Carvelli (del 18/03/2010 @ 10:49:25, in diario, linkato 710 volte)

Due parole su Giuseppe

 

 

Siamo un pezzo avanti nella storia di Anna e ancora nessuna parola su Giuseppe. Dov’è Giuseppe mentre raccontiamo di Anna e Carlo, di Sara? Mentre scriviamo di loro, dove si trova Giuseppe? In questo momento, nel momento, ad esempio, in cui Anna e Carlo sono al tex-mex o prendono i loro aperitivi con altri, Giuseppe sale e scende dagli aerei per lavoro. Sale e scende come un sintomo di carriera a cui purtroppo fa difetto lo stipendio. Il limite di molti lavori fondati sulla passione è la convergente ricerca di piacere o invito al sacrificio. E Giuseppe si sacrifica mentre pensa che in fondo nulla sta levando alla sua vita. Non sta togliendo attenzione a una compagna, non a una figlia o un figlio. Non sta togliendo nulla neppure a se stesso. E torna tardi la sera. E fa la spesa tardi la sera. Sceso da un aereo, salito su un taxi e risceso compra cose inutili anche se buone. Non dietetiche. Non sane. E, soprattutto, care. Perché ad entrare tardi in negozi aperti si finisce spesso per spendere di più. Potrebbe fare la spesa qualcun altro per lui? Potrebbe avere un’organizzazione della vita, anche fuori dal lavoro, più metodica?

Ma forse bisogna partire da un’altra domanda. Perché Giuseppe non ha una compagna visto che ha o, meglio, ha avuto e anche più volte l’età giusta per averne una? Non certo per il lavoro, la carriera. E’ una persona onesta: non darebbe mai la colpa a questa vita di sacrifici. Neppure per avere molte donne ché non ne ha né una né molte. Deve essere colpa di quello che ha pensato o che pensa.

In amore, chi ha buone gambe scappa. Questo pensa Giuseppe dell’amore. Grosso modo assioma omologo al più noto adagio “in amore vince chi scappa”. L’aggiunta del buone gambe sta a dire che non è per lui tanto una questione di “vincere” ma di salvarsi, e salvarsi per lui ha una virtù sola “correre” o “saper correre”. In definitiva salvarsi non è per tutti. Eppure c’è in Giuseppe, anche se non lo sa, anche se si stupirebbe se qualcuno glielo facesse notare, anche se dissentirebbe se qualcuno gliela attribuisse c’è in Giuseppe, dicevamo, una naturale propensione alla vita matrimoniale. Ed è tardi per dirselo, è tardi per scoprirlo passati i 40 anni. E soprattutto è difficile dirselo se non lo si pensa.

 

Quando Anna incontrerà Giuseppe – scusate il piccolo salto in avanti – noterà questo di lui. Questo dirà alle amiche e questo – anche se ci ritornerò poi, inizio col dirlo – è l’impressione che Giuseppe, nonostante, per usare le parole di Carlo, un curriculum sentimentale molto lacunoso e ricco d’ombre, abbia il ritmo delle persone che sanno stare in coppia, in relazione. Superate almeno certe ruvidezze e abitudini dello stare per troppo tempo da solo. Cose che comunque a anche Anna ha notato e ne ha sorriso.