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Love is the (no) answer
Di Carvelli (del 13/04/2010 @ 10:41:18, in diario, linkato 743 volte)

Ne so poco. Già, eccomi, sono io: quello delle premesse. Già, proprio io. Ma in questo caso, mai come in questo caso, mi sento nel giusto o tollerato. Avete presente Raymond Carver in quel racconto Di cosa parliamo quando parliamo d'amore? Non ricordo neppure se cito bene ma c'è una cena o un pranzo e tutti parlano. E tutti parlano di amore senza tirar fuori una definizione, scioglerne il rebus. Io ieri l'ho fatto. Prima c'era stata una telefonata di un'amica in lacrime. Poi una con una collega. Poi di nuovo questa amica. Poi un amico a voce. Poi, oggi, una serie di sms e questa è una storia mia che apro e chiudo qui. In definitiva penso oggi un quarticello dopo le 10 che l'amore sia l'unica risposta a tutto quello a cui non sappiamo dare una risposta. Penso questo dopo aver sentito una delle persone di cui sopra dire di un suo ex che si è fidanzato con una persona egotica come lui (e io mi sono ricordato di aver visto convolare insospettabilmente a nozze due analoghi soggetti egotici, felicemente nonostante le perplessità dei loro amici) che quel rapporto si fondava su principi sbagliati mentre lei lo avrebbe impostato su principi sani ecc... Ebbene, ecco. La risposta è in questa confusa esposizione (l'esposizione è chiara, non è questo). Confusa perché manca l'obiettivo. Un obiettivo confuso e inspiegabile quale l'amore è. Il so di non sapere sentimentale deve trionfare e meno trionfa più si ottunde, si specializza, si allontana dal cuore nocciolo della questione. E ritorno alla mia definizione che l'amore sia l'unica risposta a tutto quello a cui non sappiamo dare una risposta per dire che l'amore non ha una meccanica definita e se anzi uno si sforza di trovarla manca completamente l'appuntamento con esso. Mi rendo conto che il ragionamento parrebbe più a posteriori ma può tornare utile in corso d'opera o negli abbozzi preparatori. Tipo quando uno sta lì che si scervella per trovare un senso e il senso non c'è. Che uno sta lì che vorrebbe far andare a pennello qualcosa che davvero non ci va. Non c'è altro da fare dunque: far trionfare questa indefinitività. L'amore è l'unica risposta a tutto quello a cui non sappiamo darne una. E' neutro, è reversibile, ha più impugnature, non ha perché. Non c'è soluzione nel numero successivo. Per ognuno si fonda e si basa su cose sbagliate, principi imperfetti. Con ognuno è così bravo da inventarsi strade personali (personali per due). Se provi a trovarne una ragione finisci per trovarti senza ragione. Così è. Purtroppo veniamo (e in essa cresciamo) nella cultura del miracolo. Ma apparentemente e in una teoria semplificata, eccessiva. Cresciamo senza poi saperli davvero riconoscere. Come popolazioni che hanno perso il magico. Un magico che ci sta sempre addosso. "Per quanto mi riguarda io non credo ad altro che ai miracoli" scrive Walt Whitman e io sono con lui. E' una piccola bugia ma a fin di bene e ad maiora.