Una palla lanciata troppo forte. Finisce fuori dal tappeto verde. Quella che doveva andare in buca non ci va. Ci va quella che non doveva andarci. Una rimbalza incessantemente tra le sponde mulinando senza sosta e senza buche. Traiettorie inutili. Come giocare non sapendo giocare. Con la presunzione che in fondo sia necessario solo provare. Magari un po' di fortuna da avere oppure no. E poi si perde. Ed è come perdere senza saper perdere. Senza essere preparati alla sconfitta. Oggi penso alla vita come a un biliardo a cui uno non sa giocare pur provando l'illusione che in fondo non ci sia nulla di difficile. Le palle che rotolano naturalmente: sembra già un piccolo vantaggio. Faremo tanti tentativi e alla fine qualcosa andrà dove deve andare. Forse. Ognuno è l'equivoco di qualcuno. Ma prima: ognuno è l'equivoco di se stesso. Un modo in cui mi definisci in cui non mi riconosco. Un modo di definirti in cui non ti riconosci. Palline che facciamo viaggiare incessantemente sulle sponde nell'illusione che più rimbalzi significhi più vita. Dopo che l'ho tirata mi ritorna e non porta nulla di te. Un tuo pensiero. Un tuo sentimento. Solo un risentimento, in verità. L'aria ridicola che abbiamo quando siamo in attesa di qualcosa. L'aria patetica di chi ha pensato di noi qualcosa di brutto. Un brutto che è in realtà solo un po' di polvere che hai lasciato posare sul pensiero di noi e che ora ce lo mostra come una minaccia che non ci scuote. Dovremmo solo pensare a ora, a questo nostro ultimo istante e a cosa lascia. Io metto sul tappeto i miei tanti errori. Cose che ho dato per scontate. Quella solita aria permalosa che ormai conosci. Un broncio che dura poco. L'aria spaurita che hanno i cani quando sono vecchi ed è arrivato l'estenuante tempo della passeggiata. La mia doppia velocità. PianissimoFortissimo c'è scritto sul mio spartito una riga dopo l'altra per l'odio degli strumentisti che mi dovessero suonare. SilenzioFracasso. Mi piacerebbe che fosse diverso che fosse tutto più semplice ma è andata così. Questi siamo e iniziamo a raccontarcelo come se avessimo anni e anni alle spalle ma anche un po' di futuro. Io o te da qualche parte su un treno. Io o te che aspettiamo un ritorno. Messaggi o telefonate sincopate tra le gallerie per dirci cose semplici. Che hai fatto per cena? A che ora arrivi? Hai ritirato il bucato?
Gli anni platonici
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