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Una poesia di Charles Simic, a scacchi e bende
Di Carvelli (del 07/06/2010 @ 09:06:10, in diario, linkato 888 volte)

RAGAZZO PRODIGIO

Sono cresciuto ricurvo

su una scacchiera.

Mi piaceva la parola scaccomatto.

I miei cugini avevano un'aria preoccupata.

Era una piccola casa

vicino a un cimitero romano.

Caccia e carri

scuotevano i suoi vetri.

Un professore di astronomia in pensione

mi insegnò a giocare.

Doveva essere il 1944.

Quasi tutto lo smalto era saltato via

dai pezzi neri.

Mancava il Re bianco

e dovette essere sostituito.

Mi hanno detto ma non ci credo

che quell'estate ho visto

uomini impiccati ai pali del telefono.

Ricordo mia madre

che mi bendava spesso.

Aveva un modo spiccio d'infilarmi

la testa sotto il suo soprabito.

Anche negli scacchi, mi disse il professore,

i maestri giocano bendati,

i grandi su diverse scacchiere

contemporaneamente.