Non stupisce la recente notizia che il divorzio sia contagioso. Ovvero: a divorzi di amici e parenti seguono divorzi di parenti e amici. Di fatto il matrimonio è un fatto sociale e come tale risponde degli stimoli della socialità. Maggiore o minore disposizione al matrimonio, maggiore o minore disponibilità ai divorzi. E poi c'è l'amore. Prima di tutto. Avanti a tutto. Nonostante tutto. Ed è un passo altro. Un po' più in là e un po' più dentro. Con tutto il suo portato di sfide, dolori: l'ideale per farci accampare per leggerezza/alleggerimento un po' di socialità. Cosa altra. Il tutto merita silenzio. Eccolo. Quello bellissimo della canzone che vi linko oggi. http://www.youtube.com/watch?v=G-60J_HcPoI&feature=relatedIn cui cantano Ferrer e la Portuondo che alla fine si commuove consolata da lui. E fa sempre un certo effetto vedere una donna in età adulta piangere. Una grande attrice, una grande cantante. L'idea che si possa vivere una vita di amore e senza nessun distacco cantarne i dolori, con dolore. Silencio, que están durmiendo Los nardos y las azucenas. No quiero que sepan mis penas, Porque si me ven llorando morirán.Così cantano come a dire che il dolore non va ritrasmesso lì dove dolore non c'è. Deve morire con sé. Non socializzato. Continuo a leggere Tolstoj è morto di Pozner. Ci sono capitoli di inconsolabilità amorosa totalizzante. Quelli in cui Tolstoj chiede solo di morire e nient'altro. Quelli in cui la moglie manifesta dolore per la fine del loro amore. Questo accade (sono tutte pagine di diario, parole dei due) dopo anni di grandissimo amore. Pare impossibile pensare che il nuovo progetto del marito possa aver condotto la mogle sulla stada di un dolore così insopportabile e lui di conseguenza. Socialità e fine di un amore. Il tema di oggi. E via, buona giornata.
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