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La condizione femminile, le condizioni
Di Carvelli (del 06/09/2010 @ 10:23:28, in diario, linkato 742 volte)

1 Ho visto una fastidiosa, inappropriata pubblicità della - credo - federazione giornali o editori. In breve: donne più adulte (lettrici) hanno un vestito di caratteri tipografici parlano con una ragazza più giovane (non lettrice) in mutande che si copre il seno. Sugli slip semitrasparenti, proprio lì il suo dubbio "eh?". Mi interrogo un minuto sul significato della pubblicità. Vi invito a farlo anche voi. Un minuto e poi basta. Archiviate.

2 Finesettimana di film. Miral: bello anche se mostra ogni tanto la corda dell'emozionalità, emotività, emozionismo (boh provo anche ad inventare parole). Trovo invece imbarazzante (e con me la gente nel cinema Somewhere della Coppola), trovo al contrario pretenzioso e banale (e con me Roberto Escobar, con cui quasi mai in contrasto) il nuovo film della regista di Lost in traslation. L'idea è che il suo nuovo film faccia il verso a quello senza essere riuscita a ripeterne la grazia vuota, l'intensità straniante. Escobar sulla Domenica del Sole mette in risalto la "buona volontà della Coppola" ed è troppo buono. Parla di "luoghi comuni" ed è generoso. La verità, forse l'unica salvifica verità è che la regista intrisa per metà d'America e d'Europa compone un film sui mali (tutti americani e quando la replica l'Italia rischia con facilità la macchietta) dello star system.  Nel farlo non può che scagliarsi contro dei luoghi comuni. Non so se è slavifico questo andar contro i muri senza armi adeguate.

3 Sabato ci siamo visti e abbiamo parlato del pensiero della differenza. Un tema che voglio investigare, di cui so poco e di cui forse ci occuperemo presto. Ecco (penso ora) i perché che poi si sono avvicendati nelle ore successive. Una di noi che ne sa molto ci spiega le categorie del pensiero maschile e femminile. Le contrapposizioni, il canone vincente, imperante. Parliamo di anoressia, di dodicenni che guadagnano con videochat i loro 5euro mostrandosi nude. 

4 Siamo al mare e tutti e due guardiamo una coppia polacca. Sono giovani. La ragazza indossa un minimo tanga che sguazza (il resto del corpo è abbronzato) dentro il segno bianco di un costume più largo indossato per tutta l'estate. La mia amica fa una lunga dissertazione sull'inappropriatezza della sequenza. "Al limite il contrario". E fa una riflessione "tutta femminile" sul perché ("per una donna non può non esserci un perché") della sbagliata successione di costumi.