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Gli uomini e le cernie
Di Carvelli (del 22/08/2004 @ 10:56:08, in diario, linkato 1009 volte)

Leggo? Rileggo? INGEBORG BACHMANN Tre sentieri per il lago? Go to fullsize imageDi sicuro ricordo solo OCCHI FELICI  e non questo SIMULTANEO che come già scrissi per il libro della DAVIS mi sembra una specie di propedeutica al mondo delle donne con un acume destinato alla lettura del mondo maschile che forse è un miracolo di simultaneità appunto. Il miracolo citato infine dalla Bibbia - “Il miracolo, come sempre, è il risultato della fede e d’una fede audace”?

LUI: “Uno dei motivi della sorda avversione che lui provava per sua moglie a Vienna era proprio la sua goffaggine, quel suo andare per la strada con delle borsette troppo grandi, quel suo camminare curva invece di buttare indietro la testa, tanto che addosso a lei una pelliccia era un vero spreco, sua moglie aveva sempre quella faccia da martire e mai, come Nadja, si guardava intorno con aria sprezzante, con una sigaretta tra le dita e l’aria di dire, per favore, ditemi per favore dov’è un portacenere, e per l’amor del cielo, il Vat no, non lo voglio…”

Perché si ama quel che poi si finirà per odiare o peggio si sopporta quello che un giorno non tollereremo mai, neppure sotto tortura? Forse si ama l’abbandono già prima che sia o forse ci si accontenta di un poco e si ottenebra il tanto che ci è inviso?

Ieri ho comprato DISCORSO ALL’UFFICIO OGGETTI SMARRITI di WISŁAVA SZYMBORSKA (Adelphi). Go to fullsize imageAlmeno due poesie da citare. Una, l’intensa immagine di una coppia di amanti luminescenti in una stanza buia a domani (NOTORIETA’) come la nota del Sellerio acquistato in contemporanea POESIA DELL’ISLAM. La poesia della Nobel polacca scelta è invece LA MUSA IN COLLERA: "Perché scrivo canti d’amore/ così raramente?/ Questa domanda già prima/  i potevi fare,/ ma tu, come si comporta/ ogni uomo indulgente,/ aspettavi la scintilla/ che in strofa s’accende./ È vero, taccio – ma taccio/ solo per timore/ che il mio canto in futuro/ mi dia dolore,/ che verrà giorno e d’un tratto/ smentirà le parole,/ resteranno ritmi e rime,/ se ne andrà l’amore,/ e sarà inafferrabile/ come l’ombra di un ramo./ Oh, sì, un normale timore/ mi lega la mano./ Questo mio silenzio/ so però spiegare./ Come incidere su pietra/ parole audaci,/ se neppure oso toccare/ petalo di rosa?/ Timore arciprudente,/ tu mi fai paurosa.../ Quando misi mano al foglio,/ c’era un altro fra noi./ Non attese, corse fuori/ sbattendo la porta./ Se era il vento che entrava/ - poco importa, ma se/ era la musa, la Musa/ dei canti d’amore?/ So che la mia prodezza/ indignerà i vicini./ ma dica pure la gente/ ciò che le pare./ Correrò giù e griderò/ ai quattro venti:/ Erato, torna! Aspetta!/ Erato, mi senti?”

Nel racconto della Bachmann mentre la donna è tormentata da altri pensieri che poi in fondo c’è stato anche un amore, un cedimento e un difficile abbandono quasi sofferto e subito lui, l’uomo, pensa alla cernia che avrebbe voluto pescare giorni prima. C’è nel film bellissimo MY NAME IS JOE, uno dei film più belli di questi ultimi tempi questa stessa musica che allieta la mia mattina CONCERTO PER VIOLINO E ORCHESTRA OP.61 (Larghetto) di Beethoven.