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La parola è: intimità
Di Carvelli (del 31/08/2004 @ 08:53:55, in diario, linkato 1103 volte)

Ecco. Una parola. Una di quelle con un significato ma chiaro chiaro chiaro. E invece... Una domanda che ci tormenta è sempre quella della via di accesso alle parole non del loro significato. Per esempio: come si accede all'intimità? Attraverso quale stretto pertugio? Forzando? Naturalmente? Ci si chiede(va) se e perché, come... insomma ci si faceva domande sulla via facile o impossibile che ci conduce all'incontro dell'altro. Magari un ciorpo e magari subito. Senza passare per i convenevoli. Niente strategie. Avvicinati subito da? Una necessità? Una chiarezza? La domanda è insomma perché succede (e a chi e come) che ad alcuni la via d'accesso al corpo altrui è così facile mentre ad altri il corpo (altrui) è interdetto e la via di accesso difficile. Perché le manovre di avvicinamento al segreto della pelle sono truppe d'assalto e ad altri uno sventolio di bandiere? Magari possono sembrare domande stude magari perniciose magari non-domande ma la certezza qua non fa media per cui meglio le linee storte dei punti di domanda che la sicurezza (col pallino sotto) dell'esclamativo. La parola è: intimità. La pronuncia è chiara. Il significato pure. Il punto è: come si crea e forse anche come si distrugge con un movimento incerto della mano o con la stasi o con parole brutte. Non intime. Cosa fa sì che un corpo incontri un altro corpo nella facilità? I racconti che subisco le cose che penso le mie esperienze. Tutto concerta a far risuonare queste domande. Me le devo porre, è bello pormele. Sapere che quella scarsa ora mi ha aperto un forziere e quei mesi mi hanno lasciato alle porte di un segreto sia pur minimo. E non so nulla e non ho imparato alcunché di quella persona. Poi magari c'è pure che uno è portato a farsele queste domande e non farebbe altro nella vita ma questo è un altro discorso. Il discorso qui invece è l'intimità e l'iniziatica via di approvigionamento ad esso. Cosa apre e cosa chiude. Cosa rimanda e cosa si perde nell'istante in cui la porta fu aperta e noi non entrammo.

(photo di Susan Egan da www.nerve.com)