Del potere predittivo della letteratura
Venerdì 8 aprile. Ore 21e50. Non dimenticherò mai quest'ora e questo giorno. Il film che stavo vedendo. Un film stupido ma non è quello. Un film pieno di immaginazione e forse è questo. Non dimenticherò il telefono, il suono che fa quando squilla. Le parole e il tono di chi le pronuncia. Tutto quello che succede intorno. Una ragazza che si tiene per mano con il ragazzo e gli dice che ha prestato il libro di anatomia a un'amica. Un indiano che entra in un call center. Attraverso la strada e una macchina mi suona per dire che è in corsa e non ha intenzione di fermarsi sulle strisce. Dei ragazzi parlano davanti a una pizzeria. Poi più nulla. Tutto reale. Tutto vero. Incredibilmente vero.
"Tutti gli scrittori conoscono bene questo fenomeno tipico dell'immaginazione: la predizione involontaria; uno scrive una cosa e quella cosa accade, oppure ne accade un simile". Questa frase di Alan Bennett (Una vita come le altre) non è purtroppo immaginativa. Ho scritto un romanzo, non ancora edito, in cui tutto quello che succede ora è già stato in una certa forma prefigurato. E' stato scritto con questo anticipo.
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