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Una poesia di Pierluigi Cappello
Di Carvelli (del 16/05/2011 @ 11:33:55, in diario, linkato 1052 volte)

da un libro che ho comprato al Salone di Torino


Nel mese di maggio

Dal mio giardino si vedono così e non si possono
spiegare
l’accordo dell’azzurro rarefatto e quello del verde
che sale e si fa spazio in certe mattine di maggio
quando il calore viene sulle braccia scoperte
e tocca il tendine d’azzurro e il tendine di verde
che credevamo spenti, nella nostra testa di oggi,
tanti anni fa. In mattine così, la terra si piega
e si anima in cose inanimate come i sassi
nel brulichìo nascosto dalle foglie, nel nostro
essere muti e felici di non avere un nome.

Forse daremo un nome a questa luce sugli occhi,
alla rondine scolpita dall’aria mentre passa,
all’ombra durata un battito sulle nostre mani;
forse saremo infanzia e chiuderemo il pericolo
nel nome del pericolo e allontaneremo le nostre spalle
dalla città abbagliata e splenderanno amate dal caso
e dal vento le nostre impronte quando qualcuno
chiuderà
il cancello dietro a noi, e ci guarderà partire.

Pierluigi Cappello da Mandate a dire all'imperatore - Crocetti