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O Roma o mirto
Di Carvelli (del 17/09/2004 @ 14:34:20, in diario, linkato 992 volte)

E purtroppo di mirto manco l'ombra... Ecco l'articolo che vi segnalavo da il manifesto di domenica...

Il colore viola dell'Olimpico
I colpi-mercato del nuovo padrone, il ritrovato entusiasmo della gente, la rivalità con la Roma: la Fiorentina torna ad assaporare la seie A sfidando Totti e compagni nella partita più attesa della prima giornata di campionato. Sfida tra galletti o alleanza rivoluzionaria?
PAOLO MORELLI
E'successo non l'irreparabile, ma qualcosa che ci vorrà qualche mese per riparare. E' facile dire che dovevo essere più prudente, col senno di poi. Certo sembrava strano. Per lui dico, per quello con cui parlo da una vita, per il tifoso viola incallito che però è romano, anzi si sente fino al midollo romanesco, può sembrare strano che dopo le vicessitudini della Fiorentina in questi anni, appena al ritorno in serie A, proprio alla prima partita si ritrovi di fronte la Roma all'Olimpico. E' un caso sorteggiato, sta di fatto che a lui è sembrato strano, talmente che già da un paio di settimane non fa altro che prepararsi spiritualmente e fisicamente alla giornata di lotta e di alleanza, così straparlava.

Eh si, perché, cosa strana, non passa solo le giornate a stirare le decine di sciarpe viola che ha, ma ne ha comprata una giallorossa e ci si è messo d'impegno tagliandola a metà e cucendola con una delle sue. E questa a me è apparsa la vera novità, visto che da anni l'ho solo sentito inveire contro i «noveaux romanists», contro quella forma debosciata di romanismo che, secondo lui, non ha nulla di autenticamente romano, nulla di stoico, appassionato e distaccato insieme.

E' vero che tifo in greco significa fumo, ho pensato io a quel punto ma non l'ho detto, è vero che alla sua incoerenza ormai ci sono abituato, ma mi ricordo perfettamente l'odio coltivato con cura, da quel giorno di poco più di dieci anni fa quando la Roma s'era divertita a mandare i viola in B, in una mai troppo chiaccherata, lui diceva criminale, partita con l'Udinese.

Altra cosa strana che ho notato è che prima, ai suoi amici romaneschi che lo stuzzicavano chiedendogli come mai un romanesco fosse viola, che in effetti non è mica tanto regolare, lui rispondeva a rotazione in tre modi: o che, essendo un uomo di cultura aveva scelto fin dall'inizio la squadra che rappresenta la cultura del calcio; o che aveva scelto quella che era allora la squadra più forte del mondo come ammise anche Feola, allenatore del Brasile campione del mondo; o ultima, e unica vera, che suo padre lavorava all'epoca in un albergo all'Abetone, e siccome la squadra ci andava a fare il ritiro lui bimbo aveva avuto un imprinting alla Lorenz, riconoscendo come mamma calcistica la viola dei Julinho e Montuori. L'altro giorno invece in un bar del rione Testaccio, l'ho sentito rispondere, gonfiando l'amor proprio a dismisura, che essendo nato fiero oppositore di ogni potere in ogni sua forma, ed essendo allora il calcio italiano una monarchia sabauda, si era iscritto immediatamente al tifo viola, che ne era unico avversario. Ma, ha aggiunto, ora che domina un triunvirato di beceri mafiosi, l'arma della lotta è in mano a queste due squadre, cioè Roma e Fiorentina sono le squadre con la più fiera tradizione di ribellione al potere, di più antica data quella Fiorentina, ma provata quella della Roma. E poi ha continuato dicendo che sebbene ci siano annose incomprensioni tra le due tifoserie, lui si sentiva come se dentro di sé le due maglie si gemellassero, almeno a fronte del nemico comune.

E' lì il momento che ho sbagliato, mi sono fidato troppo dell'atmosfera da volemose bene. Al bar, fra i brindisi testaccini mi sono guardato dall'intervenire, ma dopo ho fatto l'errore di dire la mia, io che ormai per colpa sua seguo pure le vicende calcistiche. Ho detto che la vedevo un bel po' differente, soprattutto per quanto riguarda la Fiorentina. Per me, gli ho detto mentre tornavamo a casa, il ricco signore che fa da nuovo padrone, conscio ormai di come lo spostare capitali nel calcio apra vie inusitate di penetrazione economico-finanziaria, vorrebbe entrare nella Famiglia Trimurti, crede di star piazzato bene per saltare la barricata e mettersi dall'altra parte, con tutte le sue amicizie e conoscenze, e invece gli stanno solo facendo fare il galletto. Questo non è certo un rampollo come quello di prima, gli ho detto, ma comunque per ora gli fanno fare il galletto, se lo allevano da sparring-partner, come fanno a turno con chi gli pare. Alla Famiglia infatti piace che ci siano squadre competitive ma non troppo, con le quali allenarsi e divertirsi, se no che gusto c'è a giocare con i poveri negletti che servono solo a dare una parvenza di regolarità numerica al campionato? Così la Famiglia si alleva a turno uno o due galletti da combattimento, gli ho detto, poi quando non gli servono più gli tira il collo e se ne fa degli altri, perché se no ci si annoia.

Ma non ti sembra strano, ho rincarato come un fesso kamikaze, tutta la facilità di mercato che ha avuto quest'anno la Fiorentina, tutti che dicono subito di sì come fosse una loro succursale, mentre la Roma ad esempio deve farsi strada tra difficoltà non solo economiche? Io credo che rischiate di diventare i servi preferiti di Famiglia, ho detto, e che la Roma, per caso, si ritrovi ad essere l'unica vera oppositrice dei potenti, forse solo perché i potenti sono da sempre invidiosi di questa meraviglia di città, ho provato a dire.

Solo alle parole «servi preferiti» mi sono accorto che avevo parlato troppo. In un attimo, senza avvertire, lui è diventato un tizzone ardente, come una furia è partito con una craniata, poi una gomitata e una serie di calci infinita, urlando per strada che ero un pericolosissimo infiltrato, una spia vigliacco e traditore, e che mi spediva all'ospedale per impedirmi di intralciare l'operazione di avvicinamento e futura alleanza rivoluzionaria, per impedirmi di andare allo stadio.

Così me ne sto qui sdraiato, a pensare a cosa ho fatto di sbagliato, a quale cacchio di karma malato debbo l'appaiamento a un imbecille del genere, che si tappa gli occhi di fumo per non accorgersi dell'evidenza.