Ho letto, come detto, Jeffrey Eugenides, Middelsex. Cito da uno dei due bei capitoli centrali (i capitoli della rivelazione) un brano. Questo
Così andò la nostra storia d’amore. Senza parole e senza sguardi, storia notturna e silenziosa che non voleva sapere di sé, una storia fatta della materia dei sogni. Andava bene anche a me. Qualunque cosa fossi era meglio che venisse rivelata lentamente, in una fioca luce adulatrice. Cioè quasi al buio. Inoltre è così che vanno le cose, nell’adolescenza. Si fanno esperimenti al buio. Ci si ubriaca o ci si droga e si improvvisa. Ripensate ai vostri sedili d’automobile, alle piccole tende da campeggio, ai falò sulla spiaggia. Vi siete mai trovati, pur senza ammetterlo, avvinghiati al vostro migliore amico? O in una stanza di un dormitorio con due persone invece che una nel letto, mentre Bach orchestra una fuga sullo stereo? Ha un po’ il ritmo della fuga, il sesso dei primi anni. Prima che subentri la routine, o l’amore. Quando è tutto un anonimo brancicare.
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