Leggendo (e invitando a leggere) Baroncelli
Sto leggendo Eugenio Baroncelli - Mosche d'inverno. 271 morti in due o tre pose (Sellerio). E mi sta piacendo. Come mi piace la letteratura di catalogo (e come non mi piace che si usi la parola divertissement per "catalogare" quel che non si riesce a catalogare). Baroncelli usa una prosa attiva e capace di immaginificità ed esattezza al tempo (al tempo opportuno). Apre con esergo ben scelti. Come questo di Cioran: "Chiunque non muore giovane presto o tardi se ne pentirà". E chiude con estro da prosatore navigato. Il libro (che consiglio con grande calore) è, per chi non lo sapesse, un "vite di uomini illustri o quasi" colti nel loro atto ultimo. La morte. Come gesto definitivo e carico di senso e destino (destino che la precedente e la compie, definendola). Ne cito una così, per farvi esempio.
Julio Cortàzar Parigi, 12 febbraio 1984. Muore finito dalla leucemia. Chissà se con lui finisce anche quel sogno, non esserci del tutto in quelle ragnatele che ci prepara la vita e in cui siamo un giorno ragni e un altro mosche.
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