Ozon era l'autore di questo film straordinario ma poi lo avevo apprezzato anche in questo che pure altri avevano criticato e che io invece avevo trovato coraggiosa pantomima e citazione di generi da perfezionista vaudeville. Non sono peccati quelli che fanno fare esperimenti e che fanno di un regista un autore alla ricerca piuttosto che un fanatico clonatore o ripetitore di se stesso. E così era venuto e anche se con meno fortuna si era vista una mano felice. Ma ora siamo a CINQUEPERDUE e mi trovo ammirato a vedere come la banalità possa mutarsi in perfezione della gratuità e come senza uscire dalla norma si possa generare l'assoluto della perfezione. Quella che ci fa vedere noi stessi in una cosa senza che (questo è l'occhieggiamento che odiamo) si senta una voce che dica TU. Tu sei così. Anche TU fai così. TI riconosci, vero? No, Ozon no. Non cerca e non si accontenta del nostro Sì matrimoniale al suo cinema e questo è bene. Alla fine senza dire nulla che non si sappia racconta con una sensibilità di mimetismo perfetto la banalità del bene (e del male) che c'è in una coppia, tra due persone. Devo stare attento a dire CAPOLAVORO perché poi la gente si irrita. Un CAPOLAVORINO. Anzi un CAPOLAVORINUCCIO. Bene così?
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