Tra le 4 e le 6 del pomeriggio del 1° novembre 1975 Pier Paolo Pasolini rilascia la sua ultima intervista a Furio Colombo (che possiamo rileggere nel libriccino a firma del giornalista e del professor Gian Carlo Ferretti che la introduce in L’ultima intervista di Pasolini, Avagliano). Il giorno dopo, Pasolini sarà all’obitorio. E’ una lettura importante, da consigliare. Dice Pasolini a Colombo (a cui chiede di intitolarla Perché siamo tutti in pericolo): “A me resta tutto, cioè me stesso, essere vivo, essere al mondo, vedere, lavorare, capire”. E’ un bel messaggio di speranza che stempera o rafforza il pericolo che aleggia come una premonizione che purtroppo si avvera e la definizione del potere. “Il potere – dice Pasolini – è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori. Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo”. Il potere ci divide e ci comanda. Rimanere uniti a noi stessi o impermeabili ci mette a rischio. Tutti.
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