La via del gatto (da paesesera.it)
http://www.paesesera.it/Societa/La-via-del-gatto La via del gatto
È arrivato il momento delle presentazioni. Amiche e amici, lettrici e lettori questo è Google, il mio gatto. Anni quattro, un’adozione difficoltosa, un carattere indipendente e un po’ di m… ma – non c’è che dire – in questo ci somigliamo. Nell’essere forastici, affettuosi a tempo determinato, scevri da qualsiasi smanceria. Se fosse una foto-rebus la soluzione sarebbe “Google maps”. Il mio compagno, infatti, sta comodamente seduto sulla carta di Roma, le terga su Villa Ada, una zampa su Villa Borghese e una su Villa Torlonia. Ma non è di Google che vi voglio parlare, né di me. O, almeno, non direttamente. Mi piacerebbe qui tributare un omaggio ai gatti della nostra città. Al loro carattere di numi tutelari dell’Urbe, quell’aria disincantata con cui l’attraversano, l’attitudine sonnacchiosa con cui affrontano qualsiasi dramma gli scorra al fianco. Il coraggio distratto con cui si difendono dai suoi mille pericoli, la titubanza premurosa con cui guardano l’altro lato di una strada che forse non attraverseranno. La pena di essere nati o di finire a due passi dal Gran Raccordo Anulare o da una via di grande scorrimento e tutta la sfortunata roulette che questo può determinare. L’essere liberi, padroni di loro stessi e di tanti luoghi di cui si sentono proprietari con la buona fortuna che possa essere per sempre. E penso ai gatti della colonia felina di Largo Argentina o quelli di stanza in una villa della città dove, se tutto va come si deve, invecchieranno sereni. Lo so che molti di voi pensano ai gatti come a un disturbo. Olfattivo, per qualcuno. Sanitario, per qualcun altro. Immagino che per molti di voi gli animali abbiano un posto un po’ (o un po’ troppo) più basso nella scala dei valori. Comprendo che per diversi che leggeranno queste righe la convinzione che l’urbanizzazione debba cauterizzare qualsiasi manifestazione diversa da quella umana sia una persuasione inamovibile. Ma questo antropocentrismo – è il mio modo di pensare – renderebbe un po’ più povere le nostre giornate, più limitata la nostra visione delle cose. Ecco, vorrei che ognuno di noi si rappresentasse Roma come una città senza animali se non quelli condotti al guinzaglio sui marciapiedi. Senza il libero circolare di un’altra specie che ci insegna quanto l’autonomia possa essere un valore da apprendere con ammirazione. Soprattutto in questi tempi di varia costrizione: sociale, economica, viaria. Siete sicuri che la città sarebbe migliore? Riuscireste a immaginare una Roma solo tubi di scappamento e persone in fila per salire sulla metro? Vi voglio lasciare con un consiglio di lettura, anche se poco romano. Lo ha scritto un autore bolognese, Fabio Rizzoli. È un Almanacco dei giorni migliori giunto alla sua seconda puntata: Inverno (Fernandel, €14). Si avvicendano racconti, boutade, divertissement, elenchi, storielle accompagnati da consigli di lettura, visione, ascolto. Roma compare come una puntata della rubrica “Gli occhiali di Polifemo. Rubrica di notizie prescindibili”: “Inaugurata a Roma la prima Mostra Nazionale dello Sciopero. Evento di apertura: sciopero del personale della Mostra”. Può essere un’idea? Ma c’è anche un racconto del ghost writer del papa in crisi di idee mentre è alle prese con il discorso del mercoledì delle ceneri. C’è qualche gatto che passa qua e là o fa i versi dell’amore e un cane di cui facciamo nostro e sposiamo l'amore per i felini quando dice: “Una delle mie convinzioni è poi quella che lui abbia un gran senso dell’umorismo. Ovviamente non posso portare prove al riguardo. Però ne sono certo”. Come chioserebbe Rizzoli… Da fare: Trovare le prove che Roma sarebbe una città peggiore senza gatti.
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