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Una poesia ancora di Filippo Strumia
Di Carvelli (del 11/01/2013 @ 09:23:23, in diario, linkato 606 volte)

Vorrei conoscere gli operai delle cave
quelli che cavano i nostri pensieri
e sanno davvero usare la benna,
quelli che aprono lunghi cunicoli
dove non siamo mai stati
e nemmeno sapremmo entrare.
Forse hanno le mani sporche
e anche i loro sindacati
Vorrei conoscerli perché di certo
non amano il padrone né lo odiano.
Lavorano come noi un po’ di traverso.
Ognuno fa la sua parte più o meno,
ma chi si preoccupa se il prodotto è finito?
Gli addetti alla consegna non sono responsabili,
cosa c’entrano loro se il sogno è scarso?
Come vorrei parlare da uomini
e andare con loro all’osteria
un po’ di vino, calcio e allegria,
vorrei mostrare che sono simile a loro
non sono migliore non sono un padrone.
Sono quello che loro mi danno
sassi grezzi e pensieri a volte buoni
oppure solo un po’ d’argilla e terra bagnata,
ma che farci?
Non sanno come mi sento solo
e come vorrei essere loro amico.
Non sanno che simpatia mi fa
il loro mondo scanzonato.
Strizzo l’occhio anche allo sciopero
che mi lascia senza parole.
Io non merito davvero un’altra dedizione,
lo so che sfrutto il loro sudore
e quando dal fondo esce una gemma
non so neanche chi ringraziare.

da Pozzanghere (Einaudi)