L'ignorante
Più invecchio e più cresco in ignoranza, più ho vissuto, meno possiedo e meno regno. Tutto ciò che ho, è uno spazio di volta in volta innevato o brillante, ma mai abitato. Dov'è il donatore, la guida, il guardiano? Resto nella mia stanza e innanzitutto taccio (il silenzio entra da servitore a mettere un po' d'ordine) e attendo una a una le menzogne allontanarsi: cosa resta? Che cosa impedisce a questo moribondo di morire? Quale forza lo fa ancor parlare tra le sue quattro mura? Potrei saperlo, io l'ignaro e l'inquieto? Ma lo sento davvero che parla, e la sua parola penetra col giorno, ancora molto vago:
“Come il fuoco, l'amore non instaura il suo chiarore che sullo sbaglio e la bellezza dei boschi in cenere...”
(Traduzione di Elisabetta Bonomo). Testi tratti da Poésie 1946-1967.
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