Di Sofia o meglio del libro di Cognetti
Ho letto "Sofia si veste sempre di nero" (minimum fax). Forse l'elemento più notevole del libro di Paolo Cognetti è una specie di basso continuo del non detto, del percepito ma non restituito nella forma della narrazione lineare. Come se la storia di Sofia fosse raccontata per vie interne almeno quanto per vicende esterne. Una caratteristica così poco comune nel panorama letterario italiano più propenso al racconto delle vicende, dei fatti per così dire, o della esplosione dell'Io nel racconto ombelicale delle vicende personali del personaggio narratore. Da questo punto di vista capisco quella disciplina dell'amicizia che le è stata tributata nella Rete -da cui avevo saputo del libro - come il libro di Sofia più che di Cognetti. Una cosa, penso ora, positiva o, diciamolo meglio, consustanziale alla buona letteratura.
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