La letteratura e la garanzia della durata
In ogni cosa della vita bisogna sempre chiedersi quale è l'uscita, dov'è la porta. Vale per la preparazione di un piatto. Vale per una conversazione. Vale anche per una storia d'amore: prima di iniziarla bisognerebbe sempre domandarsi "come ne uscirò?" anche se ci si rimarrà dentro per sempre. Vale anche per la letteratura. Io scrivo e mentre scrivo devo vedere la freccia dell'uscita. Un cartello anche lontano deve segnarmi la via di fuga. Anche io che la leggo, la letteratura, voglio pensare (anche poi sbagliando o mostrando a me lo stupore dell'imprevisto) che c'è o ci sarà un punto verso cui tutto va. E sbagliarmi (ovvero scoprire che non era quella la porta verso cui andava la narrazione) non sarà un problema. Il problema sarà essere portato senza scopo verso una conclusione che non chiude né apre su altro. Un libro, un racconto devono avere presente la loro fine. Questa è la garanzia della durata.
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