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Non essere te né nessun altro
Di Carvelli (del 18/11/2014 @ 15:52:37, in diario, linkato 993 volte)
Avete presente quando Billy Collins scrive: "Non sono stato mai a pescare sul Susquehanna/ né su nessun altro fiume per quel che importa/ ad essere sinceri"? Non ce l'aveva certo con nessun poeta-pescatore. Metti un Carver o non so. Non voleva accampare scuse coraggiose a favore di autori non avvincenti o vittoriosi come Hemingway o chi per lui quando scrive nei versi successivi "Mi piace molto di più starmene/ in una stanza tranquilla come questa -/ il ritratto di una donna sulla parete,/ un piatto di mandarini sulla tavola -/ cercando di ricreare la sensazione/ di pescare sul Susquehanna". Piuttosto sottolineava l'avventura di genere che fa di un poeta o uno scrittore un cacciatore senza esserlo, un soldato senza aver mai abbracciato un moschetto, un giocatore di baseball anche se non dotati di mira particolare o un giocatore di poker con pochi punti buoni in mano. E, talvolta, persino, un poeta o uno scrittore senza esserlo davvero. La questione sta lì in mezzo, prima o dopo qualcosa che magari non c'è stato se non in una fantasia o in una allucinazione. La letteratura è questo prima e questo poi di un qualcosa che non è mai venuto. Soprattutto a e per chi scrive. Una piccola diminuzione, verrebbe da pensare? Una finzione? O piuttosto il suo vuoto/pieno specifico? Il gesto che crea quel che ancora non c'è stato o quel che c'è già stato (in una forma che non c'è stata).