\\ Home Page : Articolo : Stampa
Degli orologi (veri e finti)
Di Carvelli (del 13/12/2004 @ 09:59:58, in diario, linkato 1531 volte)

 

Stimolato da K. Voglio prolungare la mia meditazione sull’orologio, uno strumento con cui ancora non mi sono riappacificato. Una mia involuzione. Amo gli orologi eppure ho finito per smetterli vedendo nel cellulare la panacea di tutti i mali, anche della mia disattenzione. Così, a polsi liberi, guardo i numeri sul display del cellulare e so cosa fare e dove andare. Forse il futuro appena passato lo scoglio della tecnologia sarà farsi ricordare gli appuntamenti da lui stesso. Ma mi addolora non avere il rettangolino o il cerchietto al polso. L’altro giorno ho accompagnato mio fratello a comprare a Porta Portese (il mercatino delle pulci domenicale per chi chiama da fuori Roma) un orologio di quelli contraffatti, cinesi, uno di due parole e di Geneve, altro non ricordo. Uno di quelli da 5 o 10 mila euro che invece lui ha pagato 45. Dicono (non me ne intendo) che sia perfetta l’imitazione tanto che gli orologiai si racconta che spesso stentino nel riconoscimento anche vis a  vis con le rotelle. C’è qualcosa che mi inquieta e mi sorprende. Sono affascinato dall’idea che si possa riprodurre la perfezione e che ci sia così poca differenza tra il vero e il finto tanto da screditare il lusso di chi può spendere rispetto alla arguzia di chi non può.