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Le parole giuste al tempo giusto
Di Carvelli (del 28/01/2004 @ 07:57:21, in diario, linkato 1095 volte)

Non so se succeda a molti. Io in genere non sono di quei tipi molto mistici che sono pronti a ricadere sul destino il senso del molto che ci accade. Non uno che ricorre alla parola “segni” come ad uno spartiacque tra realtà e immaginario. Eppure non fatico, anche se con serena lucidità, a riconoscere l’intromissione di alcuni elementi di magia nel quotidiano. Magari non sto lì a fare troppe dissertazioni o panegirici ma li registro. Un esempio. Sere fa ero in trattoria con una mia amica e ahimè mi sono lanciato in un discorso assai complesso. Assai, davvero. In tutto. Forma e sostanza. E stavo lì che mi prodigavo nello scegliere gli esempi e le metafore (in certi discordi sono quasi basilari). Mi arrampicavo sui sentieri della scienza come su quelli della storia. Cercavo evidenze biologiche che dessero forza al mio parlare. Si dà il caso che al fianco nostro mangiasse una comitiva di olandesi in visita pastorale parrocchiale con tanto di due pretoni a rappresentanza. Della detta comitiva uno un po’ avvinazzato si sforzava in spagnolo di mostrare tutta la sua gioia per questo pellegrinaggio poi ripiombava sulla sua coda ala vaccinara. Io proseguivo dissertazioni ma arrancavo. Poi la tavola di fianco si sgombrava di fedeli e il tipo di cui ho già detto s avvicinava al nostro tavolo dicendo queste parole (non so se le trascrivo correttamente):

MUY COMPLICADO - MUCHAS PALABRAS – ADIOS.

La casualità è l’obbligo. Lui non sapeva di cosa parlavamo (parlavamo un’altra lingua a cui lo spagnolo è solo lateralmente vicino), noi non sapevamo nulla di lui e viceversa. Probabilmente il terzetto semantico gli era stato suggerito dai fumi dell’alcol. Probabilmente aveva solo dato tromba ad un pensiero ricorrente o estemporaneo fatto sta che le frasi hanno interrotto la difficile esecuzione del discorso, il suo problematico avanzamento e ci hanno gettato addosso l’ombra di una grande verità. Per quanto inconsapevole. Inconsapevole, dico, alla sua e alla nostra riflessione. Ecco questo deve essere: le reciproche finalizzazioni personali si trovano avvicinate così d’improvviso e non casualmente e, come se bramassero risposte, finissero per trovarle sulla bocca di un altro. O ancora: la frase di qualcuno si fa mezzo di questa ricerca di verità. O… boh!