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La letteratura ombelicale
Di Carvelli (del 26/04/2005 @ 12:13:52, in diario, linkato 1321 volte)

Dal blog di davide l. malesi http://licenziamentodelpoeta.splinder.com/

Istigazione a delinquere

Da queste parti, qualcuno propone il rilancio della cosiddetta "letteratura ombelicale", di cui ci stiamo faticosamente liberando poco alla volta (non è ancora scomparsa, purtroppo, checché se ne dica...). Già qui, tempo fa, si tornava a giustificare la contemplazione dell'ombelico come sorta di obiettivo sul mondo: "... c'era stata una rifunzionalizzazione dell'ombelico, direi. L'ombelico dello scrittore era diventata la lente deformante della prospettiva sul mondo", scrive Christian Raimo in questa sua simpatica apologia (non saprei come definirla altrimenti) dell'antologia di racconti La qualità dell'aria. All'epoca in cui fu pubblicata, l'antologia suddetta mi parve semplicemente ignobile, anche se non mi dedicai più di tanto allo studio del perché e del percome (devo dire che dopo aver letto le conclusioni a latere di Raimo sull'antologia, ho capito invece il perché e il percome, anche se non sono poi così contento d'aver capito - a volte l'ignoranza è una benedizione). I testi antologizzati, sbandierati nella prefazione come antitesi all'ombelicalismo, ne erano in realtà intimamente pervasi (se ne salvava uno soltanto, assai divertente: l'autore me lo sono scordato, comunque il racconto s'intitolava Steinbeck). La qualità dell'aria era, per così dire, il ritorno dell'ombelicalismo sotto mentite spoglie. Ora, su L'Arte di Leggere, si profetizza (e s'incoraggia, ahimè) una nuova, efferata supremazia dell'ombelico: non più alla chetichella, dunque, bensì in pompa magna. Abbiamo, io penso, poco da stare allegri. 

Bene (cioè, male, ma comunque): allora io suggerirei, piuttosto che una rivalutazione dell'ombelico, una taglia sull'ombelico. Vale a dire: si potrebbe costituire un fondo per pagare un killer prezzolato di buon livello professionale, che accoppi sistematicamente ogni scrittore reo d'aver pubblicato un testo ombelicale (non un libro: secondo me, per giustificare l'esecuzione basterebbe anche un racconto). Per i quattrini, sono certo che tra i milioni di lettori nauseati di certe schifezze, i fondi si troverebbero. Rimarrebbe, forse, un unico problema: chi è che può legittimamente stabilire quando un testo è ombelicale oppure no?  Trattandosi di vite umane, a quel punto, occorrerebbe muoversi coi piedi di piombo prima di sancire che il tal libro, o il tal racconto, sono ombelicali. In realtà, a mio avviso, tratterebbesi di un falso problema: dacché i testi ombelicali, da sempre, proclamano a gran voce la loro "ombelicalità". Il che, per così dire, taglierebbe la testa al toro (e all'autore) una volta per tutte.