Sono reduce da un malinteso ufficiale (dell’ufficio) in cui propendevo per la sostituzione del litigioso (anche se spesso interessante) Il Foglio in luogo del Manifesto. Naturalmente bordate di fischi e indignazione (da una parte) qualche assenso da un’altra e io in mezzo che mi espandevo in una glorificazione non della linea politica del giornale ma nella sua unicità. Che in breve riassumo. Il manifesto è l’unico quotidiano italiano ad intervenire con una certa esaustività su argomenti alti con penne alte e articoli compiuti, piccoli saggi, direi da raccogliere. E’ l’unico quotidiano ad aver fatto della rubrica ambiente (qui Terra!) un finestra sul mondo, il clima, i consumi ecc. La domanda è: si può leggere un giornale senza cambiare colore (senza diventare rossi, senza arrosire… il gioco è telefonato!)? La risposta è Sì. Chi di voi vota per chi legge? Forse qualcuno legge chi vota, forse sì ma il contrario vi giuro (sondaggi alla mano…che bel dire berlusconiano!) non si puote. Tu alla fine voti ideologico, voti d’interesse ma leggi anche Marx vergando croce sul Berla (che tra l’altro stampa classici della discordia a suo nome)…. Come dire: la Mondadori pubblica nonostante cotanto padrone Moore e il Subcomandante e altri dissensi-latori. Ma tutto questo per dire la gioia di leggere i bei saggi-articoli di Emanuele Trevi qui (nel giornale) alle prese con Pynchon e nell’inserto libri ecc., Alias (li leggo tutti gli inserti: TTL de La Stampa e Domenica del Sole24ore) con il libro di Carrere “Facciamo un gioco” che mi intriga nel suo situazionismo performativo a Trevi sembra non tanto… Vedremo anche se in prima fila metterei il nuovo di Trevisan per assonanza con al visione del film. Comunque alla fine sai che fai col Manifesto (che non fai con altri) prendi ti strappi la pagina e te la conservi. O meglio: dopo che hai letto uno di questi saggetti ne sai qualcosa di qualcuno ed è tanto in questa epoca di stampi, veline, ansa e clonazioni.
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