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Di Carvelli (del 11/07/2005 @ 14:09:39, in diario, linkato 911 volte)

E' una poesia. Di Gottfried Benn. Il titolo emblematico. QUELLI Sì SONO UOMINI. E dice: "(...) Infinito è l'affanno dei cuori/ e universale,/ ma se quelli abbiano/ (fuori del letto)/ mai amato,/ bruciando, struggendosi, come deserti assetati/ d'un succo di pesca per il palato/ da una bocca lontana,/ naufragando, annegando/ nell'incongiungibilità delle anime -/questo non lo sappiamo, neppure/ al cameriere possiamo chiederlo,/ lui che al registratore di cassa/ segna la nuova birra,/ avido del tagliando,/ per estinguere un'altra sete,/ diversa sì, ma profonda."

locandina del film LE RICAMATRICIIeri ho visto LE RICAMATRICI un film che mi ha fatto pensare a quanto la solitudine sia una condizione soggettiva. Orribilmente e oscuramente soggettiva. A quanto breve sia il passo invece ad un'oggettiva unione (la cui percezione rimane purtroppo soggettiva). A quanto l'universo F sia una meravigliosa commistione di forza e amore solitari. E non perfetti, e neppure coerenti ma terribilmente e saldamente importanti nelle scelte fatte e da fare, soprattutto quelle che hanno a che fare con la vita. Per esempio: a cosa pensa una ragazza per quanto giovane mentre sta per fare l'amore? A cosa un uomo per quanto adulto? Quale è un atto creativo e quale un atto amoroso? E quali sentimenti debbano muovere l'uno o l'altro? Per l'uno (M) e per l'altra(F)? Domande da fare al cameriere.